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Trekking ad Asiago tra sport e amicizia

Resoconto di Valeria Orlandini

L’Altopiano di Asiago ci attende in questi giorni di fine aprile inondato da un tiepido sole primaverile. Con una vertiginosa strada montana raggiungiamo il rifugio Ai Granatieri a m 1286. La competenza commovente di  Filippo, la nostra guida naturalistica , ci accompagna sul sentiero di arroccamento del Monte Cengio prima e sul sentiero La Granatiera poi , e ci offre l’occasione  di   scoprire uno dei luoghi più scenografici e pregnanti della Prima Guerra Mondiale. Le aeree trincee,  le gallerie, le postazioni di artiglieria consentono al visitatore un tuffo drammatico nella nostra storia recente. La vista sulla sottostante Val d’Astico e sulla lontanissima pianura toglie il respiro.

La nostra seconda meta trekkistica è il monte Fior (m1824) , sui luoghi narrati da Mario Lussu nel suo libro “Un anno sull’Altipiano”nelle cui pagine si descrivono le vicende epiche di una generazione di giovani vite mandate a morire fra le trincee di questi boschi e queste praterie. Sul percorso incontriamo ben presto grandi chiazze di neve tardiva che ci riporta un sentore di inverno inatteso. Arrivati alla Città di Roccia lo sguardo incredulo vaga fra il tappeto di crochi e scille in splendida fioritura alle formazioni rocciose in severo ordine verticale . Sulla grande vetta ingentilita da un intenso tappetto fiorito il vento di crinale invita ad un religioso silenzio. Lo sguardo può spaziare a 360 gradi in un anfiteatro di rara bellezza senza trovare ostacoli. In un tortuoso percorso di trincea saliamo al monte Castelgomberto riflettendo sulle giovani mani che hanno scavato questi corridoi adattandoli  ad incredibile alloggio di difesa ma anche a trampolini di morte.

Per arrivare al Museo all’aperto di monte Zebio (1819) percorriamo  un’abetaia in  dolce  salita fino alle praterie sommitali. Sul cammino la visita al cimitero della Brigata Sassari stringe il cuore ricordando le giovani vite immolate quassù. Sui pascoli di alta quota incontriamo ancora una volta le testimonianze degli eventi bellici e ancora trincee, questa volta austroungariche, ben conservate e percorribili. Il cippo in marmo bianco con la scritta Zona Sacra ricorda la mina dello Scalabron che portò alla strage dell’intero presidio della Brigata Catania.

Prima di lasciare queste incantevoli terre alte è obbligatoria una breve sosta al famoso Caseificio Pennar, gestito da una società cooperativa agricola, che offre i prodotti lattiero- caseari dei Sette Comuni dell’Altipiano.

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